Archivi del mese: luglio 2023

Ghetto romano: voluto dal Papa, abolito dal Re

Il 26 luglio 1555, per ordine di Papa Paolo IV, il nobile avellinese Gian Pietro Carafa, inizia la costruzione di un lungo muro intorno ad un’area di poco più di un ettaro. L’opera, pagata dall’Università degli ebrei, verrà ultimata il 3 ottobre. La bolla del 12 luglio prevedeva che gli ebrei avrebbero dovuto essere rinchiusi di notte all’interno di quella recinzione, Nasceva il ghetto romano, come il “gheto” veneziano che esisteva da quasi quarant’anni. Ampliato da Sisto V fino a raggiungere i tre ettari, aperto ai tempi della prima Repubblica Romana, richiuso con il ritorno di Papa Pio VII, ingrandito da Leone XII, abbattuto da Pio IX che fece demolire proprio il muro, che poi simbolicamente ripristinò dopo la caduta della Repubblica Romana del ’49. La sua abolizione definitiva si dovrà a Re Vittorio Emanuele II. Il figlio di Carlo Alberto ricordava l’esempio paterno a favore dei diritti civili e politici riconosciuti agli ebrei ed ai valdesi prima della proclamazione dello Statuto, nel 1848. Nel 1888, buona parte delle antiche stradine e dei vecchi edifici del ghetto furono demoliti creando così tre nuove strade: via del Portico d’Ottavia (già via della Pescheria), via Catalana e via del Tempio. La sinagoga, il Tempio Maggiore di Roma, fu inaugurata il 29 luglio 1904 da Re Vittorio Emanuele III.

Giornate del Mediterraneo

Un “Consiglio di Giovani per il Mediterraneo” è stato lanciato dalla CEI. Si tratta di 36 giovani under 30. Le prossime Giornate del Mediterraneo saranno celebrate a Marsiglia il 22 e 23 settembre e presenziate dal Papa. Perché proprio a Marsiglia c’è un Istituto Teologico per il Mediterraneo che sta sviluppando un progetto di ricerca per mettere insieme una vera e propria teologia del Mare Nostrum. A Marsiglia, intanto, si è costituita una rete teologica Mediterranea nell’Institut Catholique de la Mediterranée, che ha stabilito il progetto di ricerca “Il Mediterraneo come luogo teologico”.

Palermo

Nel suo ultimo libro Palermo, un’idea di cui è giunto il tempo (Marsilio Editori), Maurizio Carta, Professore ordinario di urbanistica all’Università di Palermo, evoca la città in origine fenicia e romana, e quindi araba e normanna nelle architetture, poi aragonese e angioina, infine con desideri liberty, che ha mescolato culture, stili e tradizioni mutandone le forme. L’autore propone una riflessione per ripensare la città, la diversità dei suoi quartieri e borgate che, smettendo di essere fragili periferie, tornino ad essere luoghi di vite e non solo di abitazioni; occorre pensare il futuro e adattare il presente, progettare trasformazioni a lungo termine.

L’Ordine di Malta per gli alluvionati

Fino al 2 agosto a Roma una stazione radioamatoriale melitense raccoglierà fondi da destinare all’Emilia-Romagna, progetto dovuto ai benemeriti volontari del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta. Il progetto evoca uno dei francobolli emessi il 23 giugno dallo SMOM, quello da 2,40 euro appartenente alla serie “Il radioamatore dell’Ordine di Malta fra cultura e servizio”. A Palazzo Magistrale (con ingresso da via delle Carrozze 79), si aggiunge l’annullo delle Poste melitensi, che riproduce il logo della stazione.

Alluvionati

Incontro del Ministro della Cultura con il Generale Francesco Paolo Figliuolo, il commissario di governo alla ricostruzione in Emilia Romagna, Marche e Toscana, per un primo esame della situazione ed una valutazione dei danni arrecati dall’alluvione al patrimonio artistico culturale dell’Emilia Romagna. Gli interventi di messa in sicurezza e di recupero dei beni culturali danneggiati vedranno il coinvolgimento delle strutture centrali e periferiche del MiC, già in prima linea sin dall’inizio dell’emergenza insieme ai Carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale.

Fake news

Un’indagine Ital Communications-Censis: “Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell’informazione alla prova dell’Intelligenza Artificiale” afferma che la maggior parte degli italiani si informa regolarmente, ma aumentano paure e timori di non essere in grado di riconoscere le falsificazioni. Addirittura il 76,5% ritiene che le notizie false siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire, il 20,2% crede di non avere le competenze per riconoscerle e il 61,1% di averle solo in parte. Ma c’è anche un 29,7% che nega l’esistenza delle bufale e pensa non si debba parlare di fake news, ma di notizie vere che vengono deliberatamente censurate dai palinsesti che poi le fanno passare come false. “Chi fa informazione si scontra con le fake news e il buco nero della cultura orale, quell’insieme consolidato e irrazionale di convinzioni ed elementi senza basi che le persone si passano tra loro e, contro queste, non si possono che rafforzare i presidi autorevoli dell’informazione”, spiega Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.