Terremoti

Negli ultimi 600 anni, da quando possiamo essere certi di avere le corrette e sufficienti informazioni storiche, sono avvenuti nel solo Appennino meridionale 25 terremoti distruttivi, con magnitudo superiore a 6 e danno, nell’area epicentrale, superiore al IX grado MCS (crolli di edifici e distruzione parziale) o maggiore. In     Calabria, dal 1600 ad oggi, si contano 21 eventi disastrosi.

Solo poche generazioni fa la popolazione era molto meno numerosa di oggi, e la vita così effimera a causa di guerre, carestie e malattie che l’umanità era costretta ad accettare il fluire degli eventi come qualcosa d’inevitabile. Oggi invece abbiamo la presunzione di essere la civiltà dominante del Pianeta, ed attribuiamo alla vita umana ed alle nostre comodità un valore infinitamente più alto che nel passato. Tuttavia più alziamo il nostro livello di vita, più siamo dipendenti da mille tecnologie sempre più sofisticate e sempre più fragili. Ai giorni nostri, però, la scienza e la tecnica hanno fatto progressi enormi, ci hanno fornito gli strumenti per potere  affrontare molte calamità naturali, riducendo il rischio per la vita umana. Possiamo costruire le nostre case in modo tale da affrontare il terremoto in relativa sicurezza, renderle indipendenti dal punto di vista energetico per sostenere periodi di crisi anche lunghi, studiare la dinamica dei corsi d’acqua per evitare di essere travolti dai fiumi e dalle valanghe e molte altre cose ancora. Gran parte della prevenzione dovrebbe essere affrontata dallo Stato, cui devolviamo tanto frutto del nostro lavoro. Purtroppo così non è, e sembra un costante peggioramento, tanto nella gestione del territorio quanto delle emergenze. Cosa sarebbe successo se l’Italia avesse dovuto affrontare un’emergenza anche solo paragonabile ai grandi terremoti appenninici del passato? E’ un dato di fatto che sono avvenuti, ed avverranno ancora, terremoti o altri eventi naturali estesi su aree così    vaste che nessuno Stato potrà garantire assistenza a tutta la popolazione. Possiamo solo prepararci nel nostro piccolo, nel nostro Comune, nella nostra  frazione, nelle associazioni di volontariato e, soprattutto, nelle    nostre case. È nostro dovere preparare un ambiente protetto dove vivere e dove custodire, assieme ai ricordi ed agli affetti, anche la sicurezza delle nostre vite.